PERCHÉ ABBIAMO CREATO OMNIAGE?
di Massimo Walter Rivolta
Ecco i problemi che abbiamo individuato e da dove siamo partiti:
Il miglioramento della qualità della vita generato dall’accessibilità alla tecnologia, l’urbanizzazione e all’avanzamento dei servizi medici e clinici a livello mondiale porta con sé alcune problematiche sostanziali. Siamo tutti a conoscenza che l’aspettativa di vita sta aumentando in tutti i paesi del mondo, indipendentemente dal livello di sviluppo della nazione stessa.
Si stima infatti che il numero di persone sopra i 60 anni incrementi più del 50% nei prossimi 10 anni [1] e, in aggiunta, nei paesi maggiormente sviluppati come quelli europei e nordamericani, la porzione di popolazione sopra gli 80 anni cresce ancora più velocemente. L’effetto noto come “invecchiamento della popolazione” non verrebbe di per sé percepito se non accompagnato da una riduzione della popolazione giovane e adulta. Infatti è ben noto come nei paesi maggiormente sviluppati il tasso di fertilità risulti essersi ridotto nel corso degli anni fino a stabilizzarsi al di sotto di 2 bambini per famiglia [1].
INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE
Questo invecchiamento generale della popolazione porta ad un incremento del numero delle persone affette da problematiche relative all’avanzare dell’età, come malattie croniche, quali disordini cardiovascolari o mentali, situazioni accidentali rappresentate principalmente dalle cadute, e una riduzione dell’interazione sociale. Queste problematiche possono portare l’anziano a necessitare lunghi trattamenti terapeutici o riabilitativi, non necessariamente trovando una soluzione, ma aggravando inevitabilmente il costo sociale associato alla sanità.
L’approccio sanitario per la gestione delle malattie e problematiche relative all’invecchiamento è attualmente rappresentato dal modello curativo. Questo significa che l’anziano inizia il processo di riabilitazione fisica, motoria e/o mentale, che eventualmente durerà in maniera perenne, solamente dopo che la problematica si sia presentata. Sebbene questo modello risulti essere decisamente efficace per la maggior parte delle patologie, le principali problematiche durante l’invecchiamento non risultano essere trattate con altrettanta efficacia tramite questo modello.
Basti pensare che le malattie cardiovascolari [6] e le cadute [1, 2] sono tra le principali cause di mortalità dell’anziano e che entrambe possano essere, in qualche modo, prevenute.
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PUNTARE SULLA PREVENZIONE
Un esempio fondamentale a supporto della prevenzione, piuttosto che al trattamento curativo, è rappresentato infatti dalle cadute. Esse si manifestano come il principale incidente in ambiente domestico durante l’anzianità per cause accidentali: si stima che più del 30% delle persone sopra i 65 anni cada almeno una volta all’anno [2].
Queste cadute portano l’anziano ad essere ricoverato per lunghi periodi presso cliniche specializzate nella riabilitazione motoria e si stima che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) abbia un costo medio per persona e per caduta attorno a circa € 3000 annui [4]. L’elevato numero di anziani e l’alto tasso annuo di caduta, affiancato ad un incremento della popolazione anziana prospettata per i prossimi anni, fanno facilmente intuire la grandezza dell’impatto sociale che un semplice evento come la caduta può portare a livello nazionale.
La riduzione delle cadute porterebbe quindi un forte risparmio al SSN. Tuttavia nel corso degli anni si è osservato che la terapia riabilitativa non abbia una piena efficacia per il ritorno alla vita quotidiana. Il motivo è molto semplice ed è supportato da numerose ricerche scientifiche: il miglior predittore di caduta è essere già caduti. In parole semplici, l’anziano che subisce una caduta avrà un rischio maggiore di cadere nuovamente, creando così un circolo negativo a carico dell’anziano stesso, dei propri familiari e della società. L’approccio efficace sarebbe quindi la prevenzione della caduta.
Per migliorare la qualità della vita nella popolazione anziana e ridurre i costi di gestione a livello sanitario è necessario affiancare un modello preventivo a quello già implementato di tipo curativo. Tale modello deve quindi poter essere in grado di monitorare fattori di rischio (es. il rischio di caduta, rischio inerenti alla mancata aderenza alla terapia, rischio di malattie cardiovascolari, ecc.) nel corso della vita quotidiana dell’anziano. Il raggiungimento di questo obiettivo è vincolato da diversi fattori tra cui il livello di maturazione della tecnologia, grado di ingaggio dell’utente anziano nell’utilizzo di questa tecnologia, stato dell’arte della ricerca medica per le valutazioni dei rischi.
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I MODELLI PREVENTIVI
I modelli preventivi sono attualmente implementati tramite due paradigmi differenti: la telemedicina e la mobile health technology. La prima è risultata efficace per coprire alcuni dei servizi erogati dai sistemi sanitari nazionali. Sebbene nel contesto italiano (e generalmente nei paesi maggiormente sviluppati) non abbia avuto un successo a larga scala, in paesi in via di sviluppo o medio sviluppati (come il Brasile), la telemedicina rappresenta parte fondamentale dell’offerta sanitaria per zone rurali o remote.
Il fallimento della telemedicina nei paesi più ricchi del mondo è probabilmente causato, in termini di business, da un timing errato. Infatti la poca digitalizzazione di sistemi complessi quali quelli sanitari nazionali e la poca propensione all’utilizzo dei computer dovuta alla loro elevata difficoltà di utilizzo, ha necessariamente portato a preferire investimenti per la gestione avanzata di complessi ospedalieri, piuttosto che intervenire nella fruizione di servizi clinici a distanza.
D’altro canto, la mobile health technology rappresenta la possibilità di fruire di servizi clinici, sia di tipo curativo che preventivo, tramite l’utilizzo di smartphone ed eventualmente di strumentazione disponibile al domicilio (es. sensori indossabili). Tale tecnologia sta avendo un’esplosione a livello globale grazie all’enorme diffusione degli smartphone e, in questo contesto, gli anziani hanno dimostrato un ingaggio per il loro utilizzo davvero inaspettato.
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L’APPROCCIO COMBINATO DI OMNIAGE
L’approccio combinato tra telemedicina e mobile health technology, affiancato al largo utilizzo di smartphone da parte degli anziani (e dei futuri anziani), congiuntamente alla pandemia da Covid-19 che sta portando “disruption” del digitale nella sanità pubblica e privata, rappresentano il timing perfetto per la creazione di nuova tecnologia applicata alla salute.
In questo contesto Omniage si propone come una piattaforma digitale in grado di promuovere un invecchiamento attivo e di fornire servizi digitali per istituti clinici pubblici e privati utili al monitoraggio dello stato di salute dei propri pazienti. Attualmente Omniage monta al suo interno un software in grado di quantificare il rischio di caduta dell’anziano tramite l’utilizzo dello smartphone e di un test clinico chiamato 30-s chair stand test validato a tale scopo (versione beta). La valutazione è svolta tramite algoritmi avanzati di Intelligenza Artificiale e di analisi dei segnali: tecnologie che rendono unico Omniage nel suo contesto.
Un altro indicatore del timing corretto è dato dalla valutazione della dimensione di mercato del settore mobile health e dalla sua crescita. Nel 2021 la mobile health technology è stata stimata a 71.6 miliardi di dollari, con un forecast al 2025 di oltre 330 miliardi [5]. Il tasso di crescita di questo mercato è uno dei pochi attualmente a doppia cifra e si attesta attorno al 30% annuo. Se messo a confronto con il tasso di crescita di un altro mercato della salute, quale il MedTech per lo sviluppo di prodotti Life Science al 6% [3], si evince subito l’importanza dell’investimento in questo settore.
Dato il mercato emergente, non esiste attualmente un modello di business consolidato e a basso rischio. Infatti, essendo la mobile health technology a cavallo tra un prodotto digitale e uno di telemedicina, esso porta con sé i vantaggi e svantaggi di entrambi i settori. Ad esempio, nel caso si puntasse ad un modello B2C, la tecnologia probabilmente seguirebbe le “regole” di business dei prodotti digitali, quali cambiamenti veloci, ingaggio continuo con l’utente finale obbligatorio (es. blog, newsletter, etc.), pay-on-demand o subscription.
Lato B2B invece si riscontrerebbero difficoltà nell’ingaggio di nuovi strumenti digitali da parte degli enti clinici (come è avvenuto con la telemedicina), il cui modello di monetizzazione è quello tipico a licenza software. Per quanto riguarda Omniage, il modello di business ipotizzato, quindi non ancora testato, è un’unione di B2B e B2C. Gli enti clinici adotterebbero la soluzione tramite licenza software e gli anziani fruirebbero di un modello freemium più abbonamento.
In aggiunta abbiamo identificato le farmacie come partner chiave per la diffusione di Omniage sul territorio, in quanto esse sono favorevoli all’integrazione di servizi aggiuntivi (oltre a quelli già presenti) dato che il loro principale modello di business si basa sulla vendita di prodotti secondari e che richiedono al cliente di venire in negozio. La differenziazione del modello di business da un lato ridurrebbe i rischi d’impresa e dall’altro permetterebbe di fare un veloce pivot (tecnica tipica nei prodotti digitali) nel settore di mercato maggiormente rispondente.
Per concludere, Omniage potrà potenzialmente portare i seguenti impatti socio-economici a livello regionale e nazionale: favorire l’invecchiamento attivo da parte degli anziani, promuovere la digitalizzazione dei sistemi sanitari e ridurre i costi per la fruizioni dei servizi clinici.
[1] World Population Ageing 2015, United Nations
[2] WHO Global Report on Falls Prevention in Older Age, World Health Organization
[3] 2016 Global life sciences outlook. Moving forward with cautious optimism
[4] PNLG13 – Prevenzione delle cadute da incidente domestico negli anziani
[5] https://www.statista.com/statistics/938544/mhealth-market-size-forecast-globally/
[6] S. Mendis, P. Puska, B. Norrving, WHO, “Global atlas on cardiovascular disease prevention and control”, 2011.
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